Quali sono i pensieri che ci fanno soffrire e ci incasinano la vita?



Il nostro pensiero è responsabile di molte sofferenze che sperimentiamo nella vita. Lascio la parola a Marco che approfondirà nei dettagli l'argomento.
Daniel


Ti ho mai detto quanto siamo bravi a complicarci la vita?
Mille impegni, imprevisti, urgenze, sempre di corsa, stress, stanchezza e chi più ne ha più ne metta.
Ti suonano familiari queste parole vero? Temo di sì.

"La vita è proprio complicata." Quando arriviamo a sera è difficile non fare pensieri di questo tipo.
Ti sei mai posto la seguente domanda: "È davvero la vita a essere complicata oppure siamo noi che spesso la rendiamo tale?"

Negli anni 80 arrivò sul mercato quello che poi diventò famoso in tutto il mondo: il cubo di Rubik. Lo scopo del gioco consiste nel posizionare i singoli cubetti in modo tale che ogni faccia del cubo abbia uno stesso colore. Chi l'ha provato sa bene quanto sia difficile. Ogni volta che sposti qualcosa con l'intento di avvicinarti alla corretta composizione del cubo ti accorgi che qualche altra faccia ha modificato la sua posizione.

Ecco, parafrasando il rompicapo, a volte succede proprio questo con il nostro "cubo della Vita".
A differenza del cubo di Rubik però...


«La vita è veramente molto semplice; ma noi insistiamo nel renderla complicata.» Confucio


11. Lamentarsi

Un modo controproducente per ottenere attenzioni che impoverisce i rapporti

Il lamentarsi è un comportamento che, chi più chi meno, abbiamo sperimentato tutti. A volte siamo noi stessi a lamentarci di qualcosa o qualcuno, altre volte ci troviamo ad ascoltare le lamentele di altri.
Ti sei mai soffermato a pensare quale sia però il senso di questo comportamento?
Il lamentarsi non è un atteggiamento costruttivo, né per chi lo esterna né per chi lo ascolta. È un atteggiamento alquanto sterile.
I "Lamentosi" sono caratterizzati da un'irrefrenabile voglia di lamentarsi SENZA fare alcunché per cambiare le cose.

Questo atteggiamento diventa una vera e propria abitudine che li porta a diventare dei maestri del lamento. Anche quando avrebbero la possibilità di apprezzare ciò che hanno riescono tuttavia a trovare il modo di ribaltare le situazioni al fine di porsi nella condizione di potersi lamentare, con soddisfazione(?), ancora una volta.
E per non farci mancare nulla al lamento aggiungiamo l'autocommiserazione. "Il mondo ce l'ha con come..." , "Non ne va bene una" , "Sono davvero sfortunato".
L'autocommiserazione è di fatto l'ultimo passo verso il "vittimismo", quel sentimento che ci porta a pensare di essere davvero sfortunati ma non solo: tutti ce l'hanno con noi.

«Si scoprirà generalmente che gli uomini che si lamentano costantemente della loro cattiva sorte stanno solo raccogliendo le conseguenze della loro stessa negligenza, incuria, e imprevidenza, o "mancanza di applicazione."» Samuel Smiles



Nel momento in cui questo succede è cosa certa che nulla farai per cambiare le cose... in fondo come potresti, abbiamo appurato che non ne hai responsabilità alcuna, sei solo l'ennesima sfortunata vittima delle circostanze. Una volta che ci siamo incollati addosso questa etichetta il nostro cervello andrà in stand-by, non un solo pensiero utile ne uscirà.

"Marco hai ragione ma il lamentarsi è un modo per accorgersi di ciò che non funziona come vorremmo."

Non è così perché il comportamento di coloro che si lamentano è fine a sé stesso. Sarebbe invece utile prendere consapevolezza del problema e cercare le possibili soluzioni.

Una piccola parentesi: ti sei mai sentito in imbarazzo di fronte a una ragazza? Se anche a te capita di non sapere cosa dire a una donna, ti svelo un piccolo segreto: lo trovi qui

Esercizio: Non appena ti rendi conto di pensare o dire una lamentela, concentrati sulle cose positive chiedendoti "Che cosa invece è andato bene? Cos'è successo di buono al di là di questo?"

«Siamo nati piangendo, viviamo lamentandoci, e moriamo delusi.» Thomas Fuller

10. Preoccuparsi

Immaginarsi problemi futuri per vivere nella continua angoscia

Ti sei mai chiesto come mai ci preoccupiamo? Ma facciamo prima un passo indietro. La parola preoccuparsi deriva dal latino: pre = avanti e occupare. Significa quindi occuparsi di qualcosa prima del tempo. Vuol dire "Pre-Fare qualcosa". Se ci pensi un attimo c'è qualcosa che non va in questa frase. Come potresti infatti pre-correre, pre-studiare e così via? Si può fare o non fare qualcosa, una via di mezzo non esiste.

Ma allora a cosa servono le preoccupazioni? A niente. Preoccuparsi è il nostro modo di vivere in anticipo le paure e le nostre ansie legate al "dopo". Le preoccupazioni non sono altro che il contenitore di stati d'animo negativi, fini a sé stessi. A nulla servono.

Preoccuparsi può in qualche modo interferire sugli eventi? Assolutamente no.
L'unico modo per intervenire su qualcosa è occuparsene, non preoccuparsene.

Abbiamo quindi due categorie di persone, quelle che si preoccupano dei possibili eventi futuri e quelli che se ne occupano. Facile intuire chi sta meglio.
Mi rendo conto di come sia difficile non preoccuparsi ma dobbiamo avere la consapevolezza che questo comportamento non solo è inutile ma ci fa anche star male.

Il mio consiglio si sviluppa su tre semplici punti:
1. Se puoi farci qualcosa non te ne devi preoccupare, ma occupare;
2. Se invece non puoi farci niente è inutile che te ne occupi; devi "solo" convivere con il problema;
3. Vivi e goditi il momento, qui e ora!

«Sono preoccupato.»
«Preoccupato? Che stupidaggine!»
«Perché?»
«'Pre' significa 'prima di'. Io non mi 'pre-occupo', io mi 'occupo'.»
«Non ti capisco, Ami.»
«Non vivere immaginando problemi che non ci sono, né ci saranno. Godi il presente: si deve approfittare completamente della vita, cercando sempre la felicità, invece dell'angoscia. Quando si presenta un problema reale, allora occupatene.»
«Credo che tu abbia ragione, ma...»
«Ti sembrerebbe giusto se fossimo preoccupati pensando che potrebbe venire un'ondata gigantesca ad ingoiarci? Sarebbe stupido non approfittare di questo momento, di questa notte... Osserva quegli uccelli che corrono senza preoccuparsi... Perché perdere questo momento per qualcosa che non esiste?»
(Enrique Barrios – Ami. Un amico dalle stelle)


Esercizio: Quando vai in ansia per preoccupazioni futili dì a te stesso: "Quando sarà il momento, valuterò e agirò di conseguenza"

«Se c'è una soluzione perché ti preoccupi? Se non c'è una soluzione perché ti preoccupi?» Aristotele

9. Ricercare il controllo

Avere la presunzione che tutto vada come abbiamo pianificato

Per stare bene dobbiamo avere il controllo su tutto (l'ordine maniacale, volere che tutto sia perfetto, il dare ordini agli altri, etc... sono tutte forme di ricerca di controllo). In qualche modo questo ci fa sentire più sicuri. Comprensibile ma stupido.

Più cose riusciamo a tenere d'occhio e maggiori sono le nostre certezze. Dal momento che la sicurezza è uno dei bisogni fondamentali puoi capire bene quanto il controllo su ciò che ci circonda sia desiderato. La sensazione di controllo ci fa stare bene perché ci dà la sensazione che niente di spiacevole possa succedere, niente dubbi o ansie. Questo comportamento però può trasformarsi in una ricerca continua di controllo su tutto e tutti. Tutto deve avvenire secondo le nostre aspettative.

Ma è possibile avere tutto sotto controllo? Assai improbabile.

Ci sono e ci saranno sempre imprevisti così come eventi al di fuori della nostra portata, sui quali nessun intervento è possibile. Ciò nonostante questo tuo comportamento non cambia, continui a perseguire il controllo dell'incontrollabile.
È qui che avviene la frattura perché questo nostro desiderio di controllare tutto e tutti si scontra con il mondo che si muove in altra direzione, indifferente alla tua volontà e ai tuoi sforzi.
Questa inutile, disperata e impossibile ricerca, crea uno stress psicologico enorme ed è un ottimo sistema per complicarci la vita.

Esercizio: Pianificare alcune cose va bene, quando ti accorgi di esagerare fermati un attimo e chiediti: "Che cosa è davvero importante per me? Che quella cosa sia in quel posto o la stabilità emotiva e il rapporto che ho con quella persona?"

8. Dire sempre di sì

Non riuscire ad esprimere la propria volontà

...anche quando non vorresti. Questo comportamento serve solo a complicarci la vita, e non poco. Dire sempre di sì anche quando non vorremmo significa vivere la vita mettendosi sempre a disposizione di altri.

Teniamo questo comportamento convincendoci che si tratta di gentilezza e attenzione verso gli altri ma non è così. Il motivo è da ricercare invece nella PAURA di perdere l'amicizia e la stima delle persone. Assecondare gli altri è molto comodo perché ci permette di escludere a priori qualunque contrasto e discussione.

Se questa è la tua strada sappi che la tua vita subisce ciò che la gomma fa con il tratto di una matita: la cancella. Se il tuo modo di concepire la vita è il continuo assecondare gli altri cosa rimarrà di te?

Arriverà un giorno in cui ti accorgerai che hai vissuto tante vite, purtroppo per te quelle di altri e non la tua.
Esiste una profonda differenza tra essere a disposizione ed essere disponibili.
Apparentemente paiono sinonimi ma non è così. Il primo mi fa venire in mente una vecchia battuta utilizzata da un gruppo di comici a Colorado Café: "Non ci sono problemi: tu mi dici quello che devo fare... e io lo faccio". Questa frase spiega bene il comportamento dell'essere a disposizione degli altri, spiega bene la nostra difficoltà nel dire la frase "No, mi dispiace ma adesso non posso."


Dire sempre di sì, anche quando non vorremmo, è il modo migliore per costruirsi una gabbia tutta intorno e il motivo di questo comportamento qual è? È l'insicurezza, la paura di non essere accettati dagli altri, il timore di esprimere un pensiero diverso, in contrasto con l'altra persona. Dire sempre di sì è la cartina di tornasole del poco rispetto per noi stessi e della scarsa autostima, tutto questo non fa che limitare le nostre possibilità di raggiungere il benessere e la nostra felicità.

Un "No" detto nel momento e nel modo giusto ci consente di riappropriarci della nostra vita con tutto ciò che comporta. Abbiamo tutto il diritto di usare il "NO".

Esercizio: Quando una cosa non ti va, proponi un'alternativa, per esempio dì: "Preferirei fare..." "Secondo me..." "E se invece noi..." "Piuttosto stavo pensando a..."

7. Cercare Approvazione

Non riuscire ad esprimere la propria volontà

Ognuno di noi, in maniera diversa, sente il bisogno di ricevere approvazione dagli altri.
Perché? Perché l'essere umano ha sempre avuto bisogno di socializzare, i rapporti interpersonali e le valutazioni altrui finiscono quindi per pesare sulla nostra autostima e su come percepiamo noi stessi.

Questo processo comincia dai primissimi anni di età dove il bambino cerca la costante approvazione da parte dei genitori. Con il passare degli anni questa ricerca di approvazione coinvolge gli amici, il mondo della scuola, del lavoro.
Esiste però un confine labile, quasi invisibile che separa la sana approvazione da quella in cui il giudizio degli altri prevarica il nostro.

Quando questo succede stiamo cedendo le redini della nostra vita ad altri. Le nostre emozioni a questo punto saranno sempre gestite da altri:
essere triste o felice non sarà più una tua libera scelta.

Realizzi quanto questo comportamento possa realmente complicarci la vita?
Se sì, vediamo che si può fare per limitare questa continua ricerca di approvazione dal mondo esterno.
1. Rendersi conto che la propria opinione è importante al pari di quella altrui.
2. Accorgersi che non dobbiamo per forza condividere e assecondare tutto e tutti.
3. Rendersi conto che non possiamo piacere a tutti né fare tutti felici.
4. Essere consapevoli che se qualcuno non condivide una nostra idea si tratta semplicemente di un disaccordo verso ciò che pensiamo e non una disapprovazione nei nostri confronti.

Esercizio: Chiediti: "Ciò che sto facendo o dicendo mi piace? Mi dà soddisfazione? Oppure la sto facendo per compiacere qualcun'altro?"


«Tutte le nostre preoccupazioni, afflizioni, rodimenti, dispiaceri, paure, fatiche, eccetera, riguardano forse nella maggior parte dei casi soltanto l'opinione altrui.» Arthur Schopenhauer



6. Cercare di essere qualcun'altro

Tu vali per quanto pensi di valere, confrontati sempre e solo con il te stesso di ieri

Un conto è stimare qualcuno e prenderlo come esempio, altro paio di maniche è cercare di esserne la pallida copia. Pallida perché nessuno può diventare qualcun altro. Sei Unico al mondo e questa diversità è un bene prezioso da non svalutare. Non rappresenta più un valore aggiunto nel momento stesso in cui tu stesso cominci a pensare che non lo sia. Tu vali quanti pensi di valere.

Quando ci sforziamo di essere qualcun altro e i risultati non arrivano andiamo incontro a stress, ansia e frustrazione.

Hai presenti quei giochi per bambini il cui scopo è far passare oggetti di forme diverse nel foro appropriato? È impossibile infilare un quadrato nel foro del triangolo. Così come nel gioco anche nella vita la testardaggine nel voler diventare qualcun altro risulta del tutto ininfluente nei confronti dei risultati sperati.
È allora che scatta un meccanismo di difesa per i risultati mancati e per l'invidia che si prova nei confronti dei nostri modelli comparativi.

Anziché cercare di migliorare noi stessi critichiamo gli altri e questo, per quanto assurdo, ci regala una fugace quanto falsa sensazione di appagamento.

Questo meccanismo di screditare gli altri diventa la nostra soluzione per sopravvivere, per farci sentire in qualche modo migliori. Tutto questo è stressante, noioso, faticoso, inutile... è tutto tranne che appagante. Quello che possiamo fare è essere la miglior versione di noi stessi anziché la brutta copia di qualcun altro.
Essere sempre concentrati sugli altri è uno spreco incredibile meglio dedicare più tempo e risorse su noi stessi e quasi certamente la qualità della nostra vita ne trarrà vantaggio.
Impegnati per essere la migliore versione di te stesso.


«Sii te stesso, tutti gli altri sono già stati occupati.» Oscar Wilde

Fine Prima Parte

I primi 5 posti della Classifica nel prossimo articolo!

Grazie per avermi seguito fin qui, ci vediamo su UpgradeYourMind!
Marco Cammilli.

N.B. Il seguito di questo articolo lo trovi qui.

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Wow, anche questa volta Marco ha dato il meglio di sé!
Voglio concludere questa prima parte con un piccola riflessione volta a porre l'attenzione su di te in quei momenti in cui ricadi proprio in una di queste 6 situazioni descritte.

La realtà è un'illusione, uno stesso evento viene vissuto da ogni persona in modo diverso, è quindi il nostro pensiero a creare la nostra realtà.
La realtà è soggettiva, quello che conta non è quello che ci succede ma come pensiamo e reagiamo agli stimoli della vita.

La bella notizia è che l'autore del tuo pensiero sei tu.

Quando le persone reagiscono in modo per te inaspettato o inconcepibile è perché hanno vissuto quell'evento in modo differente dal tuo, stanno pensando qualcosa di diverso da te.

Accettare questa diversità e riconoscersi con un sorriso nei modi di fare descritti sopra è il PRIMO passo nella Crescita Personale, il SECONDO è diventare consapevoli dei propri pensieri.

Abbiamo detto che ognuno di noi sceglie i propri pensieri, quindi quando ti ritrovi in una delle situazioni descritte, pensa a quello che stai pensando e se non ti piace o non è produttivo CAMBIALO!
TU hai il controllo, TU puoi decidere se formulare un pensiero limitante o incoraggiante, il tuo modo di pensare crea la tua realtà.
Daniel

«La qualità della tua vita è direttamente proporzionale alla qualità dei tuoi pensieri.»


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